La rete

Tralasciando un po’ di tecnicismi e omettendo parte del processo decisionale che l’ha prodotta così come è adesso, possiamo dire che l’infrastruttura della rete Neco è costituita principalmente da due elementi:

  1. nodi a 2/3 vie a 5 Ghz (802.11a)
  2. hotspot a 2.4 Ghz (802.11bgn)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Per nodo a 2/3 vie (o archi, se preferite) si intende l’insieme di una board embedded, 2/3 moduli WiFi e le rispettive antenne. Ogni nodo è collegato all’altro mediante un link Point-to-Point esclusivo e, naturalmente, ogni link usa una frequenza diversa. La scelta dell’esclusività del link, benché più dispendiosa, ci garantisce il massimo del throughput tra i nodi e, grazie alla direttività, l’impiego di potenze trasmissive molto modeste (<25 mW). Quest’ultimo aspetto diventa assai rilevante dal momento che ci permette di operare alla stregua degli short-range device a 5.8Ghz in regime di “libero uso” (art. 105, comma 1, lettera o), quindi in piena legalità e senza paranoie burocratiche. Ovviamente, essendo tutti i nodi disposti e ben concentrati nell’area urbana, si tratta, quasi sempre, di link di qualche centanaio di metri.

Gli hotspot a 2.4 Ghz, dopo una fase iniziale che prevedeva l’uso di access point “domestici”, sono, ormai, tutti costituiti da apparati professionali, opportunamente scelti e assemblati dal team Neco. Anche questa scelta si è rivelata abbastanza dispendiosa in termini economici nel breve termine, ma si giustifica con l’estrema flessibilità hardware e software che ci viene garantita. Infatti, oltre a poter caricare con serenità firmware di terze parti (eg. DD-WRT/Open-WRT), possiamo scegliere il modulo WiFi più adatto alle nostre esigenze e, eventualmente, sostituirlo per passare ai nuovi standard (come stiamo già facendo per 802.11n) con una spesa irrisoria. Naturalmente si tratta di una board embedded (Alix board o Ubiquiti routerstation), un modulo WiFi a 2.4 Ghz e 2 antenne dipolo.

La copertura

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